Con oggi si congeda Agosto, il mese che più di tutti rappresenta l’estate: il caldo che fa sudare, le spiagge affollate, le bocche più sorridenti che in tutto l’anno, le cene con gli amici che sembrano non finire mai.
Arriva Settembre, che già nel nome ha qualcosa di più serio, come se ci volesse ricordare che la festa sta per finire. Un nome lungo, dal suono diverso.
Il mese della vendemmia, dei grembiuli nuovi, della lezione da finire, del maglioncino sulle spalle per uscire la sera, delle ferie ormai concluse.
Si respira un’aria diversa: la pubblicità degli oggetti per la scuola; le prime uscite di raccolte in edicola, destinate a rimanere non concluse; le trasmissioni televisive che ricominciano tali e quali a come le avevamo lasciate, sempre con la stessa gente, stranamente ringiovanita dalla pausa estiva o dal chirurgo plastico.
È in questi momenti che mi fermo a riflettere su come la vita non sia altro che un continuo ripetersi delle medesime situazioni, che solo apparentemente ci sembrano diverse, forse perché non le osserviamo con la giusta attenzione.
Una sorta di gioco dell’oca, in cui si ripassa sempre dal via, magari con diversi compagni di viaggio e con una esperienza alle spalle accresciuta sotto molti aspetti, ma il percorso è quello. Non ci possiamo fare niente. Una sola differenza: non si rischia mai di stare “fermi un giro”.
Matteo Paolini Pucci
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